Storia

Erano in tutto venti giovani strumentisti, con una lettera del 20 Maggio 1861, chiedevano al Sindaco di Serravalle Antonio Franceschi di poter ricevere un assegno che consentisse ai componenti di disporre di un maestro (“per essere istruiti nella musica, senza del quale la banda certamente si diminuisce”) ed eventualmente anche di un proprio distintivo o uniforme.

Con tempestività, in data 22 Maggio 1861 il Consiglio Comunale esaminò la proposta e la mise ai voti. Fu un’approvazione travagliata. Per ben tre volte i dodici consiglieri si divisero in due partiti avversi (sei fave bianche contro sei fave nere) circa l’opportunità di riconoscere o meno il gruppo musicale. Il Sindaco allora ordinò un quarto scrutinio, con il sistema dell’alzata e seduta. Nove consiglieri si alzarono, soltanto tre restarono incollati alle sedie e fu quindi approvato il riconoscimento del Corpo Bandistico.

Venne poi approvata (sempre con nove voti contro tre) la proposta di riconoscere al complesso un assegno annuo di 26 scudi romani, pari a lire 138,32, “purché il detto Corpo si uniform i ai capitoli che la Giunta deciderà”.

In data 1 Luglio 1861 fu disponibile il capitolato o regolamento, formulato sull’esempio del recente Statuto in vigore dal 1856 per il Corpo Bandistico di Bologna.

Il documento venne firmato da venti strumentisti.

In data 17 Marzo 1861 una Legge votata dal nuovo Parlamento italiano aveva ufficialmente sancito a Torino l’avvenuta Unità nazionale, nel Regno d’Italia. Con una Circolare del 6 Maggio 1861 il ministro dell’Interno Marco Minghetti aveva dato disposizione ai sindaci di celebrare degnamente la nuova festa nazionale commemorativa dell’Unità d’Italia, stabilita per la prima domenica di giugno da un Regio Decreto. Mediante un comunicato del 29 Maggio seguente, il Sindaco di Serravalle, Antonio Franceschi,disponeva il seguente programma di festeggiamenti:

“Nel giorno solenne 2 Giugno p.v. vi sarà:

  1. Rivista alla Guardia Nazionale.
  2. Passeggiata militare colla Banda, che prendendosi dal Municipio accederà al Castello di Serravalle, accompagnata dalle Autorità Municipali, e Stipendiati del Comune.
  3. Giunti al Castello di Serravalle saravvi breve discorso analogo alla circostanza.
  4. Ritorno al Municipio.
  5. Ivi giunti, sarà dispensata una Elemosina ai poveri del Comune.21

La festa verrà frammezzata dal suono di Inni Nazionali, e Marcie, non che da sbarri di Mortari e Moschetti, che di quando in quando ricorderanno il fausto avvenimento…”

1 Settembre 1861. A quella data i componenti del Corpo musicale (più o meno i soliti venti) si erano riuniti per eleggere il loro Maestro di Musica e Capo Banda:

“Il mentovato e sottoscritto Presidente propone per Maestro e Capo-Banda il signor Remigio Zanoli, attuale Capo-Banda di Calcara, essendo persona abile per simile incarico. La proposta venne approvata all’unanimità ed in data 9 Settembre il Sindaco di Serravalle comunicava a Remigio Zanoli, residente a Calcara, la designazione a suo favore.

Poiché le piccole storie delle Bande si intrecciano spesso, dobbiamo ora portarci in territorio modenese, per inquadrare una singolare figura

di musicista che ha rivestito una certa importanza anche per il complesso musicale serravallese. Domenico Monti, detto Mico, era nato a Guiglia il 17 Agosto 1868.

Nel 1890, a soli ventidue anni, dirigeva già la Banda di Guiglia, nel 1903 partecipò come Direttore del Corpo Musicale di Guiglia ad un Convegno di Bande svoltosi a Trento. Tra i dodici Direttori presenti, immortalati in una foto di gruppo, il Monti era nettamente il più giovane (34 anni).

Il suo imponente archivio musicale è oggi conservato nell’Archivio Storico Comunale di Guiglia. Compare anche un quadernetto contiene la “Musica di Castelletto”, articolata su tre brani religiosi: “Inno della B. V. di S. Luca”, “Inno a S. Luigi”63 e “T’adoriam, Ostia Divina”.È una piccola traccia dell’attività, certamente ben più corposa, che il Maestro di Guiglia ha prestato presso la Banda castellettese. L’attività in questione dovette arrestarsi alla vigilia della seconda guerra mondiale e non fu più ripresa, a causa anche dell’età avanzata di Mico Monti.

A cavallo tra le due guerre mondiali, un altro direttore affiancò Mico Monti: Avito Degliesposti. Si può parlare di una direzione a due, non insolita nei complessi bandistici, come si è già accennato. Sappiamo che Avito dirigeva abitualmente la compagine musicale e si occupava di tutte le incombenze pratiche ed organizzative, che per il Monti sarebbero state assai gravose, abitando egli alquanto lontano e con difficoltà negli spostamenti. Ma alle prove generali ed alle sedute didattiche il Maestro di Guiglia cercava di esserci; e quando era presente alle esibizioni dirigeva lui.

Alla fine degli anni Trenta la Banda era composta da 25 o 26 elementi, tra i quali era presente una donna, ma il secondo conflitto mondiale portò una notevole riduzione nell’attività bandistica serravallese, sia per l’inevitabile assenza di strumentisti richiamati alle armi, sia per il clima di sfiducia che si diffuse con l’andamento, tutt’altro che positivo, delle operazioni militari. Avito Degliesposti morì il 20 aprile del 1945 a causa di schegge di una cannonata americana.

Dai disastri e dalle rovine della guerra anche la Banda di Castello di Serravalle era uscita malconcia. Si trattava di ricostruire tutto, o quasi tutto, a cominciare dal suo Direttore, mentre il vecchio Maestro di Guiglia si era ritirato dall’attività già prima del conflitto. La ripartenza si presentava tutt’altro che facile, anche perché le nuove mode musicali, giunte da oltre Oceano nell’immediato dopoguerra, attiravano il gusto popolare verso altri modelli, con particolare riferimento alle orchestrine da balera ed alle canzonette.

La grande diffusione della radio nelle case, inoltre, contribuiva a ridurre l’interesse per la musica dal vivo, per la musica di piazza.

I corpi bandistici apparvero quasi di colpo anacronistici e questo può spiegare il fatto che nella Valle del Samoggia non vennero più ricostituite le Bande già presenti in passato a Bazzano, Monteveglio, Calcara, Savigno e Tolè. Quella di Oliveto si sciolse nel 1953.

Castello di Serravalle fece eccezione e la sua Banda risorse, per motivi che non è facile individuare o analizzare. Ci fu il concorso dell’elemento umano, nella persona di un appassionato di musica, che malgrado i tempi mutati credeva ancora nell’attualità dei corpi bandistici, da considerarsi come organici a se stanti, non soggetti a sudditanza nei confronti di altri più raffi nati, quali le orchestre o orchestrine.

Il Maestro Benini era nato a Castello di Serravalle l’8 Agosto 1913. Aveva avuto modo di conoscere Mico Monti e soprattutto Avito Degliesposti col quale collaborava nella conduzione della Banda già negli anni precedenti la fine della seconda guerra mondiale. Il nuovo Maestro non perse tempo; e già dagli ultimi mesi del 1945 aveva riorganizzato la compagine bandistica, iniziando corsi di addestramento per giovani, destinati a colmare i vuoti nell’organico, che nell’estate di quell’anno assommava a sole 17 unità.

Aveva il culto della discrezione e preferiva non fare pesare il suo ruolo di Direttore, che pure ebbe a svolgere con fermezza per ben 53 anni. È la persona che ha segnato ineguagliabilmente la storia del Corpo Bandistico; la sua amorevolezza verso il prossimo e soprattutto la capacità educativa verso gli allievi della scuola di musica hanno contribuito a mantenere i legami con il paese proprio nei momenti più difficili, quando la maggior parte della popolazione delle campagne partiva per la città, attirata dal “boom” industriale. Vicino ai gusti del pubblico nelle scelte musicali, Almo ha avvicinato molti giovani alla Banda ed alla musica.

Almo morì il 19 Luglio 1998 a Castelletto, in divisa, durante un servizio.

“L’è beli pasà dis an e l’um per ajr
Che Almo l’è andà dnanz a San Piir.
L’era al dè dla Madona
Clag gè: “adesa bona”,
lò coun un bel surris
l’andè diretameint in Paradis.
Sicand mé al diriz una Banda anch lassò
Coun San Iusef cal souna al saxofon
San Ioachein (al suocero) cal souna al clarein
I anzal i sounan al tramb
E tott chi eter ig giran in tand.
A jò tacà a sunee dal santazeinq
Quand Paraza l’andeva con i braghein.
Coun gioa e alegri,
in cal dé lé a fen duu funerii.
Amarcord Catoba e Napoleoun
Oun al sfundeva al tambor e cletar al feva l’esebizioun.
Par al Corpus Domini j anden a quert al Sartein
Incamenter cal piuviva i fen un spuntein,
e durant al temporel i anden a quert in tal puler.
Amarcord la suu granda personalità
La su inteligeinza e la suu bontà.
Lò la Banda al cuntrulleva,
al feva al guerd buur se oun al sbaglieva.
“Paraza vein ché, Paraza va là,
seintit mia che ti tii sbaglià?”
As curiziva sobit coun una bela riduda
Coun una paca so ala spala e una bela bvuda.
Lò an guardeva mai la radio e la televisoun,
però al capiva sobit sa gherà una bela canzoun.
Adesa la banda a la diriz, Stagni Samuele, clé oun prizis,
l’ha tolt al diploma al Conservatori
e al lez la musica senza tanti stori,
al countenua la tradizioun dal mastar Binein
coun di pez nouv e quechi marcein.
A ghè arivà anch un quech nov elemeint
Che coun al suu esibizioun al divartes la zeint.
Evviva la Banda e i suu compuneint
E cla souna piò spass seiza tant cumplimeint.”

I primi anni dopo la morte di Almo servirono per mantenere viva la Banda senza grossi sconvolgimenti e per accrescere la fi ducia nei propri mezzi delle persone a cui erano stati assegnati nuovi incarichi e la stima dei bandisti nei loro confronti.

Un nuovo corso stava per iniziare e avrebbe portato, con il tempo, ad una ristrutturazione profonda del Corpo Bandistico. Il primo tassello di questo nuovo corso fu l’assegnazione della carica di direttore a Samuele Stagni. Anche il nuovo inizio della scuola musica è stato molto difficile. Questo il ricordo di Samuele Stagni:

“Anche qui fortunatamente non ero solo, infatti a quel tempo anche Samanta Valisi
 frequentava il conservatorio e così con l’inizio del nuovo anno scolastico abbiamo preso in mano le sorti della scuola musica. Ricordo che facevamo lezione insieme, al sabato pomeriggio in sala consigliare del comune a quei

pochi allievi che fino a maggio erano stati allievi di Almo. Né io né Samanta avevamo mai insegnato e ora che sono passati tanti anni da allora credo che la scuola musica sia una delle soddisfazioni più grandi che la Banda mi ha dato. In questi anni la scuola è costantemente cresciuta grazie al nostro impegno, a quello delle amministrazioni comunali di Castelletto e di Savigno (dove nel 2000 abbiamo aperto la seconda sede) e grazie ai bandisti che comprendendo l’importanza della scuola, non si tirano mai indietro a servizi volontari per raccogliere i fondi necessari al corretto funzionamento dei corsi”